L-Carnitina, non solo per dimagrire
La L-Carnitina è un dipeptide che l’organismo sintetizza per via endogena in presenza di sufficienti quantità di Niacina (Vit. B3), Piridossina (Vit. B6), Vit. C e ferro, a partire da due aminoacidi: la L-Lisina e la L-metionina (ricordiamo che tutti gli aminoacidi naturali sono attivi nella forma stereoisomera levogira, come anche la L-Carnitina). Infatti, la sua forma di D-Carnitina, l’altro stereoisomero, non è attivo.
L-Carnitina, a cosa serve e quali alimenti la contengono
Il suo ruolo principale è quello di trasportare gli acidi grassi a catena lunga attraverso le membrane dei mitocondri (corpuscoli intracellulari vere e proprie centrali elettrochimiche che trasformano i nutrimenti in energia, utilizzabile dalle cellule sottoforma di ATP, a sua volta molecola di adenosintrifosfato che, quando attaccata enzimaticamente, libera un radicale fosforico e contemporaneamente, energia immediatamente utilizzabile dalla cellula.)
La L-Carnitina è presente negli alimenti derivanti da fonti animali: in particolare, la ritroviamo nelle carni rosse, nel pollame, nel pesce e nei prodotti latteo-caseari, ma è possibile ritrovarla, seppur in minori quantità, in alcuni vegetali come l’avocado e in prodotti fermentati della soia come ad esempio il tempeh (tipico alimento derivato dalla fermentazione dei semi di soia gialla, molto popolare nei paesi del sud-est asiatico come l’Indonesia; il prodotto è simile al tofu (specie di formaggio ottenuto dalla pressatura e fermentazione del caglio di soia, attraverso un procedimento che è simile a quello per la produzione del formaggio dal latte).
Conseguenze di una sua carenza
Data l’abbondanza dei mitocondri nei muscoli e nel cuore, la L-Carnitina gioca un ruolo determinante per il buon funzionamento dei muscoli stessi e del cuore, soprattutto in chi pratica sport (spesso è presente in molti prodotti per l’integrazione sportiva), ma risulta determinante anche nelle persone sedentarie.
Nel corso dell’invecchiamento umano i livelli di L-Carnitina diminuiscono, alterando quindi, il metabolismo dei grassi a livello di vari tessuti.
La conseguenza carenza energetica si risente particolarmente a livello cardiaco, ma è sensibile anche l’impatto sul metabolismo in generale.
In ogni caso una somministrazione adeguata di L-Carnitina migliora il rendimento muscolare in toto, le prestazioni atletiche (in persone allenate) e la resistenza alla fatica.
Dal punto di vista clinico la supplementazione di L-Carnitina può risultare utile ai pazienti con problemi cardiaci, migliorando le conseguenze di una ischemia e risultano utili in corso di malattie dislipidemiche.
È noto, infatti, che integrazioni con la L-Carnitina sono in grado di ridurre i livelli dei trigliceridi, delle LDL e incrementare quelle delle HDL (in questo caso il moto ne aumenta molto di più, i famosi 10000 passi giornalieri…).
Anche in corso di malattie epatiche e renali o in corso di anoressia, l’eventuale deficit di L-Carnitina risulta particolarmente dannoso.
Un cuore aritmico consuma rapidamente le riserve di L-Carnitina e il medico dovrebbe in questo caso supplementare questo dipeptide naturale.
Deficit genetici del metabolismo della L-Carnitina determinano un profondo danno nervoso e una debolezza muscolare progressiva.
La L-Carnitina rappresenta un apporto essenziale nei bambini prematuri.
Una notevole presenza fisiologica di L- Carnitina si riscontra a livello dell’epididimo (parte anatomica appartenente all’apparato riproduttivo maschile) e, in caso di deficit importante di questa sostanza, tale situazione patologica si associa a uno stato di infertilità maschile, e in questo caso risulta utile una sua supplementazione per un tempo non inferiore a tre-quattro mesi al dosaggio di almeno 3 g/die.
Come abbiamo detto la L-Carnitina a differenza degli altri aminoacidi di ruolo, non interviene nella sintesi proteica e non ha un ruolo come neurotrasmettitore; il suo ruolo principale rimane quello del trasporto all’interno delle membrane mitocondriali degli acidi grassi a catena lunga, oltre che per rimuovere dal mitocondrio stesso gli acidi organici a catena corta, liberando così coenzimi mitocondriali indispensabili per il buon funzionamento della produzione di energia cellulare.
Ulteriori proprietà di un suo derivato principale: la L-acetil-Carnitina
La L-Carnitina svolge anche il compito di sostanza antiossidante, in questo caso collaborando attivamente con la Vit. C e Vit. E.
Un suo derivato l’acetil-Carnitina viene utilizzato dall’organismo per la sintesi dell’acetilcolina, fondamentale neurotrasmettitore cerebrale, soprattutto per quanto riguarda la funzione mnemonica.
Dal momento che le concentrazioni di L-Carnitina e del suo derivato principale acetil-Carnitina decrescono progressivamente con l’avanzare dell’età, è stato ipotizzato che eventuali integrazioni con queste sostanze possano rallentare la progressione dell’Alzheimer (studi tutt’altro che definitivi, ma sono in corso approfondimenti), e della demenza senile, migliorando i livelli della memoria e le abilità cognitive.
Risultati più importanti si otterrebbero combinando queste sostanze con la fosfatidilserina (fosfolipide importante costituente delle membrane plasmatiche cellulari) e con l’acido alfa lipoico (potente sostanza antiossidante, il cui utilizzo, giustificato anche da recenti studi clinici controllati, è risultato utile in caso di patologie neuronali, come la sindrome del tunnel carpale o in pazienti diabetici).
L’acetil Carnitina sembra essere più attiva della stessa L-Carnitina dal momento che la sua assunzione risulta più idrofila e dotata di miglior biodisponibilità (capacità di una sostanza di entrare direttamente nell’organismo cioè di essere realmente “integrata” nelle strutture interne.
La Carnitina Tartrato
L’utilizzo di un sale di L-Carnitina coniugato con l’acido tartarico è dettato dal desiderio di migliorare sia la solubilità in acqua che l’assorbimento: entrambi le situazioni si verificano (gli effetti positivi di un tale utilizzo sono da ascriversi completamente alla quantità di L-Carnitina effettivamente presa (senza considerare il peso del sale tartrato).
Esiste un altro sale di L-Carnitina: la Propionil Carnitina, che come la acetil Carnitina è dotata di maggior solubilità in acqua e una altrettanto maggiore biodisponibilità: esistono diversi studi clinici che mostrano un’azione diretta sulla muscolatura liscia endoteliale con miglioramento reologico (scorrimento del sangue nei vasi venosi e arteriosi) e quindi un utilizzo in patologie di insufficienza venosa; tali studi necessitano di approfondimenti necessari per convalidare tale ipotesi, ma è innegabile un miglioramento della performance venosa periferica.
Dosaggi consigliati della carnitina e controindicazioni
In tutti gli studi clinici maggiormente accreditati il dosaggio suggerito è stato di 500 g. die due volte al giorno fino a un massimo di 2 g al dì.
C’è da dire che la carnitina assunta attraverso alimenti mostra un assorbimento di circa il 60-75%, mentre quella assunta con gli integratori alimentari non supera il 20%.
Essendo una sostanza naturale e prodotta anche dal nostro organismo, la L-Carnitina e i suoi Sali sono ritenuti sicuri e non teratogenici; particolarmente da tenere sotto controllo la sua azione di antagonista degli ormoni tiroidei: per cui in caso di ipofunzione tiroidea la sua supplementazione andrebbe evitata o comunque effettuata sotto controllo medico; invece nei casi di ipertiroidismo potrebbe essere utile una sua integrazione come coadiuvante di una terapia in atto più specifica.
Conclusioni
La L-Carnitina stimola l’attività del piruvato deidrogenasi, indirizzando il piruvato verso il ciclo di Krebs e limitando così la produzione di acido lattico, con una riduzione del senso di affaticamento e un miglioramento delle prestazioni sportive di natura aerobica, dove data l’intensità dello sforzo massimale, spesso si lavora al di sopra della soglia con produzione inevitabile di acido lattico (per esempio nel ciclismo professionistico).
Quindi, sia i benefici nel mondo dello sport ma anche nei pazienti anziani e aventi in corso alcune situazioni cliniche già dette (patologie cardiache, muscolari, epatiche, renali o del sistema nervoso centrale, in cui però dobbiamo aspettare ulteriori studi controllati), sono confermati i benefici, mentre è ancora da verificare il suo utilizzo in corso dimagrimento dove la sua attività nonostante faciliti l’inserimento degli acidi grassi a catena lunga all’interno dei mitocondri non può giustificare la funzione lipolitica per complesse situazioni biochimiche.
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.