Chelanti naturali, funzionano davvero?
Che cos’è l’avvelenamento da metalli pesanti?
Per avvelenamento da metalli pesanti s’intende un anomalo accumulo all’interno del nostro corpo di metalli indicati come “pesanti” per distinguerli da altri metalli il cui peso atomico è inferiore.
La definizione di peso atomico esprime un rapporto fra la massa di un qualsiasi elemento e 1/12 della massa del carbonio preso come elemento di riferimento; il suo valore lo si ritrova nella tavola degli elementi ed è rappresentato da un numero decimale dal momento che per ogni atomo bisogna considerare la media aritmetica dei suoi isotopi (isotopo è lo stesso elemento solo con un numero di protoni nel nucleo maggiore o minore: per esempio l’idrogeno H ha un solo protone e un solo elettrone; però distinguiamo il deuterio che invece ha due protoni e il trizio che ne ha tre, per cui il peso atomico dell’idrogeno è una media dei pesi dei tre isotopi rapportati con 1/12 del peso atomico del carbonio: pari a 1,00794 unità internazionali (unità di massa atomica).
Come indicato nell’articolo relativo all’intossicazione da metalli pesanti piccole quantità di tali agenti sono utili al nostro metabolismo, in quanto tali sostanze vengono utilizzate per varie funzioni vitali: come parti importanti di enzimi o come elementi in grado di far avvenire correttamente reazioni di ossido-riduzione nei mitocondri, processo che ci consente di ottenere energia dal metabolismo dei cibi che introduciamo nella nostra alimentazione o, infine, come il ferro che serve per trasportare correttamente l’ossigeno che respiriamo all’interno del sangue.
Quando la quantità di tali metalli pesanti, però, raggiunge un valore critico endogeno, ecco che siamo di fronte a un reale caso di tossicità cellulare indicato come avvelenamento vero e proprio.
Un’anomala presenza di tali sostanze chiama in causa disastri ambientali provocati da fuoriuscita degli stessi durante processi industriali o cause naturali come durante i terremoti o eruzioni vulcaniche.
Ma è anche possibile rintracciare discrete quantità di sostanze tossiche anche nei cibi che mangiamo (sempre frutto di un inquinamento selvaggio del pianeta) sia nell’aria che nel terreno e nelle piante, e di conseguenza negli animali che utilizziamo per la nostra alimentazione..
I tessuti molli e soprattutto il tessuto adiposo rappresentano il luogo dove preferibilmente il nostro organismo “ripone” tali sostanze per limitarne la tossicità e circoscriverne il più possibile gli effetti deleteri sull’organismo in toto.
Piombo, mercurio, arsenico e cadmio, alluminio, manganese, calcio, ferro… sono le sostanze più comunemente associate all’avvelenamento da metalli pesanti negli Stati Uniti, così come nel resto dei paesi più industrializzati.
Uomini e donne sono ugualmente suscettibili all’avvelenamento da metalli pesanti se ne vengono esposti allo stesso modo.
Mentre i bambini sono molto più sensibili alla presenza di queste sostanze a causa del loro metabolismo più veloce e un assorbimento più rapido dovuto a sistemi di protezione (sistemi di selezione d’ingresso molecolare) meno efficienti.
Cosa fare nel caso ci si trovi in una situazione di avvelenamento da metalli pesanti
Nei casi acuti è utile in questi casi ricorrere alla terapia chelante, un metodo cioè che consente di rimuovere metalli pesanti, come mercurio o piombo, alluminio etc, dal sangue, favorendone l’allontanamento attraverso le vie escretrici fondamentali come urine e feci.
Esso rappresenta il gold standard delle terapie possibili.
Negli ultimi anni, studi approfonditi su questa metodica ne hanno ampliato il loro impiego fino a trattare molte altre condizioni, tra cui malattie cardiache, autismo, morbo di Alzheimer e diabete.
Vediamo più da vicino di cosa si tratti per poi passare in rassegna le sostanze impiegate e verificare se esistono e funzionano, alternative naturali alle attuali sostanze impiegate.
Farmacologia della chelazione (meccanismo d’azione delle sostanze più utilizzate)
La terapia chelante comporta l’utilizzo attraverso la via venosa (iniezione endovenosa) di un tipo di farmaco chiamato chelante o agente chelante.
I maggiori chelanti utilizzati sono: l’acido etilendiamminotetraacetico (EDTA), l’acido dimercaptosuccinico e dimercaprol. La scelta effettuabile è basata sulla reale capacità (potenza d’azione) che tali sostanze esercitino verso determinati metalli e meno in altri.
Queste sostanze dette chelanti (dal greco “chele” pinze) sono in grado di legarsi covalentemente (legame solido) ai metalli nel sangue; quindi, una volta iniettati nel flusso sanguigno, circolano attraverso il sangue, e ogni volta che s’imbattono con queste sostanze vi si legano, consentendone una rimozione quantitativa dai tessuti-deposito e favorendone l’eliminazione attraverso gli emuntori disponibili.
In questo modo, i chelanti raccolgono tutti i metalli pesanti in un composto che viene filtrato principalmente attraverso i reni e rilasciato nelle urine e una certa quantità è possibile rintracciarla anche nelle feci.
La somministrazione avviene appunto durante sessioni di infusione endovenosa lente della durata di un’ora-un’ora e mezza pro die e possono essere previste anche 20-30 sessioni nell’arco di molti giorni.
Comprovati benefici della terapia di chelazione
La terapia chelante è un modo molto efficace per rimuovere diversi metalli pesanti dal sangue, tra cui:
- Piombo;
- Arsenico;
- Mercurio;
- Ferro;
- Rame;
- Alluminio;
- Nichel;
- Calcio.
Ma, fra le cause note che cose possono causare avvelenamento da metalli pesanti (bere acqua inquinata, respirare aria inquinata, maneggiare vernici al piombo, etc), ci sono anche diverse condizioni cliniche che non hanno niente a che vedere con l’inquinamento accidentale o altre cause: come nella malattia di Wilson, una rara malattia genetica che causa anomalo accumulo di rame nell’organismo; emocromatosi, una condizione che induce il corpo ad assorbire troppo ferro dal cibo; e in corso di malattie renali importanti che richiedono utilizzo cronico di macchinari per dialisi, situazione che può portare a un accumulo di alluminio nel corpo; da ultimo ma non meno importante alcune malattie del sangue, note come talassemie, richiedono frequenti trasfusioni di sangue, che possono causare un accumulo di ferro nel corpo.
Ulteriori utilizzi sperimentali della terapia chelante
Patologie cardiovascolari
Alcuni ricercatori sostengono l’utilizzo della terapia chelante per trattare l’aterosclerosi, la causa principale di un accumulo anomalo di calcio, collagene, colesterolo e sostanze immunologiche all’interno dei vasi sanguigni, principalmente del distretto cardiaco e cerebrale.
Questa strategia medica “sottraendo” il calcio attraverso l’azione dell’agente chelante potrebbe rimuovere quantità in eccesso dello ione metallico, contribuendo alla diminuzione delle dimensioni della placca stessa, migliorando così la circolazione distrettuale.
Nonostante la presenza di un forte rationale teorico i risultati clinici sono contraddittori e necessitano di ulteriori verifiche.
Malattia diabetica
Uno studio clinico nel 2015 ha trattato diversi pazienti affetti da diabete e quindi a rischio di patologie cardiovascolari: un’analisi di un nutrito sottogruppo di questi pazienti ha rilevato come l’EDTA abbia effettivamente ridotto il rischio di problemi cardiaci nelle persone con diabete, ma non in quelli senza diabete.
Anche in questo caso ulteriori studi e verifiche sono necessari.
Il morbo di Alzheimer
L’uso della terapia chelante nella malattia di Alzheimer si basa sulla convinzione che vi sia un nesso stretto con un’eccessiva presenza di alluminio nel cervello, derivante da utilizzo cronico di pentole e padelle in alluminio, acqua, cibo e utilizzo di Sali di alluminio come agenti antisudore.
Tuttavia, una revisione degli studi esistenti non ha trovato prove sufficienti di una relazione tra esposizione all’alluminio e morbo di Alzheimer, anche se alcuni ricercatori sono rimasti di questa opinione.
Indipendentemente dalle contrastanti posizioni, bisogna considerare che la maggior parte dei chelanti sono molecole molto grandi per attraversare la barriera emato-encefalica (fisiologica struttura che agisce come una vera e propria barriera selettiva che controlla ciò che entra ed esce dal cervello) e svolgere nel cervello l’operazione di rimozione di detto metallo.
Tuttavia, alcuni ricercatori sono dell’opinione che l’EDTA possa essere in grado di entrare nel cervello, anche se questo non è stato ancora confermato con certezza.
Morbo di Parkinson
È noto che il ferro si accumula in modo anomalo nel cervello delle persone affette dalla malattia di Parkinson; tuttavia, i ricercatori continuano a non comprendere completamente il ruolo che il ferro stesso svolge nella malattia.
Inoltre, non è chiaro se rimuovere il ferro dal cervello fornisca benefici alle persone affette dal morbo di Parkinson.
Una revisione del 2016 ha concluso che non c’erano prove sufficienti per tracciare alcun tipo di collegamento tra la terapia di chelazione e la malattia di Parkinson.
Effetti collaterali indotti da una terapia chelante.
La terapia chelante richiede l’uso di potenti agenti chelanti in grado di produrre una varietà di effetti collaterali da lievi a gravi.
Uno degli effetti collaterali più comuni della terapia di chelazione è una sensazione di bruciore vicino al sito di iniezione.
Altri effetti collaterali da lievi a moderati includono:
- Febbre;
- mal di testa;
- nausea e vomito.
Gli effetti collaterali potenziali più rischiosi includono:
- bassa pressione sanguigna;
- anemia;
- aritmia cardiaca;
- convulsioni;
- danno cerebrale;
- carenze di vitamine e minerali (che vengono anche loro allontanati per chelazione);
- danni possibili ai reni e al fegato;
- ipocalcemia, che può essere fatale;
- gravi reazioni allergiche, incluso shock anafilattico.
A causa di questi pericoli, la terapia chelante è raccomandata solo per un uso ospedaliero sotto sorveglianza appropriata.
Possibile utilizzo degli integratori alimentari e dei chelanti naturali
Di seguito elenchiamo alcuni dei più efficaci e utilizzati rimedi naturali:
Glutathione ridotto (GSH)
Il glutatione ridotto è un potente antiossidante; è una sostanza costituita da tre aminoacidi: cisteina, acido glutammico e glicina. Esso contiene atomi di zolfo che si legano facilmente con mercurio, piombo e cadmio.
Altri composti che hanno gruppi tiolici (gruppi con radicale zolfo -SH-) comprendono l’amminoacido cisteina, l’albumina e le metallotioneine.
Il mercurio ha un’alta affinità per i gruppi tiolici e si legherà prontamente al composto contenente tiolo (solitamente il glutatione) con grande velocità.
Livelli più elevati di glutatione proteggono dall’accumulo di mercurio.
È stato dimostrato che il mercurio riduce i livelli di glutatione nelle cellule cerebrali, nei globuli rossi e nei reni.
Il glutatione protegge dal mercurio in 4 modi:
1. Si lega a esso e gli impedisce di causare danni agli enzimi e alle cellule;
2. Previene l’ingresso del metallo all’interno delle cellule e tessuti;
3. Facilita il suo trasporto e la sua eliminazione formando un composto che più facilmente abbandona il nostro organismo (questi complessi di mercurio con il glutatione sono la forma più abbondante di mercurio che si ritrovano sia nella bile che nell’urina di pazienti sottoposti a infusione lenta di glutatione;
4. Svolge la sua azione principale come antiossidante neutralizzando i radicali liberi come il perossido di idrogeno e i perossidi lipidici, prodotti dalla presenza di mercurio nell’organismo.
Acido lipoico (o acido tioctico)
L’acido alfa-lipoico (ALA) è un altro potente antiossidante con la capacità di penetrare nelle membrane cellulari ma anche di attraversare la barriera emato-encefalica per chelare (legare) i metalli pesanti ivi eventualmente presenti.
Questo è importante in quanto il piombo e il mercurio si accumulano facilmente nel cervello; l’acido alfa-lipoico riduce il danno alle membrane cellulari (perossidazione lipidica), che può essere causato da metalli pesanti (fenomeni di stress ossidativi)..
È stato anche dimostrato che l’acido alfa-lipoico aumenta i livelli di glutatione sia all’interno che all’esterno della cellula, rigenerando il glutatione stesso usato per renderlo nuovamente attivo.
Sebbene pochi studi clinici ben condotti dal punto di vista sperimentale abbiano valutato l’uso di acido alfa-lipoico nell’intossicazione di metalli pesanti, come chelante principale, studi su animali dimostrano che il composto acido lipoico-metallo pesante riduce l’assorbimento di cadmio nelle cellule epatiche e impedisce l’assorbimento di arsenico nell’intestino.
Dosi orali fino a 1.800 mg / giorno di acido alfa-lipoico sono ben tollerate e senza effetti collaterali di rilievo.
Pectina in fibre
La pectina di agrumi modificata aumenta l’escrezione di piombo, cadmio e arsenico.
La pectina è una fibra presente nei frutti degli agrumi: quando sottoposta a modifiche strutturali (MCP una sua forma modificata) risulta più digeribile.
Nei bambini con livelli ematici elevati di piombo, 15 grammi di MCP al giorno per 28 giorni hanno ridotto il piombo nel sangue, mentre i livelli di piombo nelle urine sono aumentati di oltre il 132%; non sono stati segnalati effetti collaterali di rilievo.
Un altro studio ha rilevato che 15 grammi di pectina di agrumi modificati al giorno per cinque giorni consecutivi hanno aumentato l’escrezione urinaria di arsenico (130%), cadmio (150%) e piombo (560%).
Sessioni di Sauna
L’uso della sauna favorisce la circolazione distrettuale in tutta la pelle e induce sudorazione profusa, con incremento del flusso di sangue nella pelle stessa di circa 5-10% e la quantità di sangue pompato attraverso il cuore a riposo del 60-70%.
La sudorazione, causata dall’esercizio fisico o dall’uso della sauna, è stata dimostrata in molti studi utile per espellere livelli clinicamente significativi di arsenico, cadmio, piombo e mercurio, in alcuni casi superando la quantità escreta nelle urine.
Oligoelementi benefici, vitamine ed elettroliti, come zinco, rame, manganese, vitamina E, sodio e cloruro vengono però persi durante la sudorazione: pertanto, è fondamentale consumare una dieta ricca di questi nutrienti per contrastare eventuali perdite dovute alla sudorazione.
Vitamina C
Bassi livelli di vitamina C sono stati associati a diminuiti livelli di glutatione e aumento dello stress ossidativo.
La vitamina C aumenta i livelli di glutatione, riciclando il glutatione usato, soprattutto nei globuli rossi umani.
Nei ratti, l’integrazione di vitamina C aumenta l’escrezione di piombo nelle urine e nelle feci e impedisce l’assorbimento del piombo nell’intestino.
La tossicità del piombo può causare danni alle membrane dei globuli rossi, compromettendone la funzionalità: 15 lavoratori esposti al piombo, un anno di vitamina C (1 g / giorno) ed integrazione di Vit. E (400 UI / die) hanno ridotto la perossidazione lipidica nei globuli rossi tra il 47,1% e il 69,4%.
Dosaggi tra 500-1500 mg al giorno sono spesso utilizzati in contesti di ricerca clinica, tuttavia molti utenti superano di molto questi livelli, con pochi effetti collaterali oltre la diarrea.
Talvolta la vitamina C viene somministrata attraverso un’infusione endovenosa in combinazione con l’agente chelante più utilizzato, l’EDTA.
Il Selenio
Il selenio è un elemento cruciale quando si tratta di chelare metalli pesanti. Questo elemento aumenta l’attività del glutatione svolgendo azione sinergica con lui.
Nei ratti esposti al mercurio, il selenio ha impedito la distruzione dei neuroni e la soppressione della sintesi proteica causata dal mercurio e ha contribuito a riparare il tessuto danneggiato che aiuta a condurre i segnali nervosi (guaina mielinica).
In 103 abitanti del villaggio esposti al mercurio in Cina, 100 microgrammi di selenio al giorno sotto forma di lievito di metionina arricchito aumentavano l’escrezione di mercurio e diminuivano i marcatori di infiammazione e stress ossidativo rispetto ai controlli a cui veniva somministrato il lievito senza selenio.
Le noci del Brasile sono spesso citate come un alimento importante per chelare i metalli pesanti.
Qualsiasi effetto di chelazione è probabilmente dovuto alla sua alta concentrazione di selenio: ogni singola noce può contenere fino a 68-91 mcg di selenio.
N-Acetilcisteina (NAC)
La N-acetilcisteina (NAC) è una forma esterificata di cisteina che aumenta la produzione dei livelli glutatione nell’organismo.
Nei topi, l’N-acetilcisteina ha aumentato l’escrezione di mercurio del 400% rispetto agli animali di controllo.
In 171 lavoratori esposti al piombo, l’N-Acetilcisteina ha ridotto i livelli ematici di piombo e ha aumentato le concentrazioni di glutatione, mentre allo stesso tempo ha ridotto lo stress ossidativo.
Zinco
Lo zinco compete con il cadmio e il piombo per i siti di legame delle proteine e la carenza di zinco può portare ad un maggiore assorbimento di cadmio e piombo.
La supplementazione di zinco aumenta anche la sintesi di metallotioneina, una proteina che lega il cadmio e aiuta a detossificarlo dal corpo.
Inoltre, l’integrazione con lo zinco protegge l’attività di un enzima chiamato δ-aminolevulinico acido disidratasi (ALAD) che è molto sensibile al piombo (quantità massime di zinco sottoforma di Sali organici permesse arrivano a un massimo di 15 mg di ione metallico al dì).
Accanto a queste sostanze che hanno una buona letteratura scientifica di supporto, oggi naturopati consigliano anche una dei chelanti naturali di tipo vegetale, suggerendo sempre più spesso, l’assunzione giornaliera alcune alghe (chlorella, spirulina su tutte) e la clorofilla, ma per queste sostanze mancano dati scientifici di supporto.
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