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Ashwagandha

Ashwagandha

Nota anche come il Ginseng indiano,  la Whitania somnifera o Ashawagandha è una pianta apprezzata ed utilizzata ampiamente nella medicina ayurvedica principalmente come tonico e adattogeno non stimolante (in quanto differisce dal ginseng coreano e americano, ma anche dall’eleuterocco che invece agiscono aumentando la liberazione delle catacolamine circolanti, e in quanto tali, non sono ammesse nella lista del Comitato Olimpico Internazionale).

Ben 23 specie differenti di piante sono ascrivibili come appartenenti al genere Withania di cui però solo la Withania somnifera ha mostrato possedere proprietà medicamentose utilizzabili nella terapia umana.
I principi attivi sono concentrati soprattutto nelle radici e nelle bacche della pianta ma anche nelle foglie e nel fusto: al momento sono stati riconosciuti e separati 12 alcaloidi, 35 witanolidi e diversi
altri componenti minori.

La maggior parte delle proprietà farmacologiche utilizzabili sono ascritte agli estratti di Whitania somnifera e sono tuttavia riconducibili a due withanolidi principali, la witaferina A e witanolide D.

La concentrazione di questi principi attivi nella pianta varia a seconda che essi vengano estratti
dalle radici, dal fusto o dalle foglie (ovviamente anche in questo caso è necessario far riferimento a piante autoctone, per avere le maggiori concentrazioni e la purezza chimica degli estratti stessi).

In uno studio effettuato su cinque diverse piante di ashwagandha (nome indiano della Whitania somnifera) sono state rilevate concentrazioni di witaferina variabili tra lo 0,3-0,8% nelle foglie, 0,1% nel fusto e tra lo 0,007 e lo 0,1% nelle radici.

Oggi, con le moderne tecniche di estrazione utilizzando anidride carbonica supercritica è possibile ottenere estratti titolati al 5 e 10% degli alcaloidi principali.

La Withania somnifera, come abbiamo visto rappresenta un ritrovato importante non solo nell’ambito della medicina ayurvedica ma anche di quella occidentale (medicina naturale) conosciuta e apprezzata da oltre 3000 anni.

Proprietà dell’Ashwagandha, un potente adattogeno naturale

Nei tempi e nei testi passati la pianta era stata utilizzata e proposta come afrodisiaco, tonico per il fegato, anti-infiammatorio, astringente e, più di recente, nel trattamento della bronchite, dell’asma, dell’ulcera, dell’insonnia e della demenza senile.

Attualmente l’ashwagandha viene utilizzata nella medicina ayurvedica soprattutto come tonico-adattogeno: gli adattogeni comprendono una classe di composti (vegetali) che, secondo la tradizione popolare, sono in grado di indurre nell’organismo ammalato condizioni di maggior resistenza allo stress psicofisico.

Gli estratti di questa pianta sono sicuri e sperimentati non solo nel passato ma nei tempi moderni anche come immunomodulanti e anti-infiammatori: le sostanze responsabili di tale azioni farmacologiche appartengono a classi di molecole come glucosidi e alcaloidi.

Proprietà attive farmacologiche dell’ ashwagandha

Gli effetti biologici e farmacologici dell’estratto sono da attribuire ai lattoni steroidei (witanolidi) in essa contenuti.

L’ashwagandha come abbiamo visto possiede proprietà adattogene (antistress), anti-infiammatorie, immunomodulanti, anti-tumorali, antiossidanti ed emopoietiche, e, attraverso meccanismi d’azione non del tutto evidenziati, effetti sul sistema endocrino, sugli apparati cardiovascolare e respiratorio e sul sistema nervoso centrale.

Alla base delle proprietà adattogene sembra esserci una inibizione dell’up-regulation (regolazione negativa) dei recettori dopaminergici a livello del corpo striato indotta dallo stress.

L’effetto immunostimolante della pianta sembra invece poter essere correlato alla proprietà di promuovere la sintesi di monossido d’azoto (NO) da parte dei macrofagi.

In uno studio condotto in doppio cieco confrontato con placebo, 56 pazienti affetti da osteoartrite sono stati trattati con una miscela contenente estratti di Whitania somnifera (300 mg al dì in doppia somministrazione giornaliera per un periodo non inferiore ai due mesi).

Durante tutte le fasi dello studio sono stati tenuti in osservazione e valutati attentamente tutti i sintomi come dolorabilità, il grado di disabilità fisica, la VES e utilizzati controlli radiografici.

I risultati hanno confermato che il gruppo dei pazienti in trattamento attivo (cioè con estratti titolati e standardizzati di Whitania), mostrava una più che significativa diminuzione dei parametri dell’infiammazione e miglioramenti considerevoli oggettivi del loro stato di salute, quando paragonati al gruppo placebo.

L’ashwagandha può esercitare un effetto positivo sull’attività dei macrofagi peritoneali, esibendo così un effetto anti-microbico.

Inoltre, l’azione antibatterica della pianta è stata verificata in uno studio in cui è stato messo in evidenza che la somministrazione orale di un suo estratto acquoso, riduce la carica batterica presente negli organi vitali e incrementa il tempo di sopravvivenza in topi infettati con Salmonella typhimurium.

Dosaggi elevati di ashwagandha possono causare disturbi gastrointestinali, vomito e diarrea.

Alcuni autori sconsigliano di assumere gli estratti della pianta in associazione con alcol, barbiturici ed ansiolitici in genere in quanto gli estratti sembrano poter aumentare l’effetto di tali preparati.

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