Aminoacidi Bcaa, Cosa sono e perchè assumerli
Gli aminoacidi sono composti caratterizzati da un gruppo amminico (-NH2) e un gruppo carbossilico (-COOH) legati insieme da una catena più o meno lunga, lineare, ramificata o ciclica di gruppi metilenici (-CH2).
Tali composti rappresentano le basi della costruzione delle proteine, uno dei fondamentali gruppi di sostanze base della struttura umana, animale e vegetale, insieme a carboidrati, grassi, vitamine, fibre, e oligoelementi, macro e micro.
Anche gli aminoacidi hanno la loro nomenclatura: infatti, si suole dividerli in aminoacidi essenziali e non, lineari o ramificati.
Andiamo a vederne il significato biologico: per aminoacidi essenziali (otto, vedi tabella), si individuano quei composti che non possono essere sintetizzati direttamente dall’organismo ma che necessitano di una loro assunzione regolare attraverso una alimentazione funzionale (nutrizione).
Per aminoacidi non essenziali (L-alanina , L-arginina, L-acido aspartico, L-cisteina, L-acido glutammico. L-prolina, L-glicina, L-tirosina, L-serina, L-asparagina, L-glutammina, L-istidina) s’intendono quelle sostanze che pur rappresentando una importanza ugualmente elevata nella gerarchia dell’alimentazione, possono essere “ricavati” direttamente partendo da substrati presenti nell’organismo (sempre attraverso il cibo che utilizziamo).
L’altra grande suddivisione è costituita dai Bcaa (L-leucina, L-isoleucina, L-valina nel rapporto stechiometrico 2:1:1) in quanto dal punto di vista biochimico il loro metabolismo si differenziano dagli altri dal momento che il loro assorbimento avviene direttamente nell’intestino ( tenue principalmente attraverso carrier specifici) e successivamente vengono trasferiti nel muscolo, senza necessità di essere in qualche modo “metabolizzati; questo accade perché nel fegato (luogo dove vengono smistati gli altri aminoacidi e poi inviati a tutti gli altri organi, è mancante l’enzima aminoaciltrasferasi.
Gli aminoacidi ramificati costituiscono circa un terzo della quota amminoacidica presente nell’apparato muscolo-scheletrico (sottoforma di proteine), mentre la quota degli aminoacidi liberi, cioè non forma proteica, risulta marginale.
Dei numerosi studi clinici effettuati, alcuni dei quali assolutamente ineccepibili (altri ovviamente meno indicativi), due caratteristiche emergono scientificamente provate: la loro accertata azione anti-catabolica, così come quella glucogenetica.
A cosa servono i Bcaa nella pratica sportiva?
Facendo riferimento alle appena citate peculiarità di questo macronutriente, dobbiamo evidenziare infatti che nel caso di una alimentazione povera di carboidrati o di un’attività sportiva di medio o intenso livello, l’organismo ricorre sempre più spesso all’ossidazione dei BCAA, per consentire un valore di glicemia stabile e una disponibilità di substrati energetici (ATP) adeguati.
Nonostante l’utilizzo dei BCAA a scopo energetico, i livelli ematici di questi 3 aminoacidi sono mantenuti elevati, demolendo (metabolicamente parlando) le proteine che compongono il muscolo, per sintetizzarne di nuovi.
Queste considerazioni hanno prima suggerito poi dimostrato scientificamente, attraverso osservazioni sperimentali, come sia utile la loro assunzione sia nelle fasi di pre-work che di post-work per favorire sia una disponibilità prima dello sforzo agonistico che nella fase di riposo per la riparazione dei danni (fase di recupero muscolare).
Quindi, si sono dimostrati utili sia nel limitare i danni inevitabili dell’attività sportiva che per contrastare una eccessiva produzione di acido lattico (e migliorare così le proprie prestazioni in corso di attività muscolare e post-gara).
Ma non solo: accurati studi clinici rigorosi hanno appurato che gli amminoacidi ramificati giocano un ruolo rilevante nella sintesi dei neurotrasmettitori, GABA e glutammato in particolare, inoltre, contrastano l’ingresso di L-Triptofano attraverso la barriera emato-encefalica, minimizzando la sua riconversione a serotonina che, oltre al senso di calma e rilassatezza fa “sentire la fatica muscolare”.
Ovviamente una sintesi proteica fisiologica ed efficace deve prevedere l’assunzione anche degli altri 9 amminoacidi essenziali (fenilalanina, istidina, lisina, metionina, treonina, triptofano, e appunto leucina, isoleucina e valina), di cui necessita l’organismo per un normale approvvigionamento dall’esterno (cibo).
È da tenere presente che se si seguisse una dieta povera di calorie, quindi con un apporto proteico limitato, anche se assumessimo tutti i ramificati desiderati, una fisiologica sintesi proteica non risulterebbe adeguata.
Quali Integratori di Bcaa comprare?
Diamo uno sguardo alla situazione attuale delle formulazioni di amminoacidi ramificati attualmente in commercio.
Normalmente nell’organismo i tre amminoacidi sono in rapporto fra loro in un rapporto ben codificato: 2 di Leucina, 1 di Isoleucina e 1 di Valina (2:1:1).
In commercio troviamo le più disparate formulazioni singole o con aggiunte delle più varie, noi di Biosalts abbiamo preferito accanto alla formulazione tradizionale di BCAA aventi ratio 2:1:1 con Vit. B6, il MAP aminoacidico AminoDay (pool di amminoacidi essenziali) e il Bcaa glucogenetico ( BCAA+ L-Glicina, L-Alanina, L-Glutammina, Taurina), abbiamo voluto proporre sul mercato una nuova formula a base di BCAA 4:1:1 uniti a L-Carnosina, Whitania somnifera e Vit. B6, che ovviamente , assieme agli altri integratori, è disponibile per il servizio di produzione conto terzi.
Rationale
Generalmente il rapporto tra i tre aminoacidi è di 2:1:1 (la quantità di L-Leucina deve essere il doppio della L-Isoleucina e della L-Valina, soprattutto se si utilizzano come pre-work-out;
quando, invece, vogliamo concentrarci sul recupero funzionale e accorciare i tempi di recupero è possibile utilizzare uno schema che preveda un rapporto doppio (L-Leucina 4 volte la dose degli altri due).
Con questa impostazione abbiamo ideato, formulato e sperimentato questo nuovo prodotto integrandolo con la Whitania somnifera e la L-Carnosina oltre alla Vitamina B6.
Whitania somnifera: perché?
Ashwagandha è una pianta che appartiene alla famiglia delle Solanaceae, nativa soprattutto in India, Nepal, Pakistan, Sri Lanka ma è anche possibile coltivarla in Sicilia e Sardegna.
La pianta è conosciuta e utilizzata da secoli in medicina naturale indiana in virtù di specifici principi attivi appartenenti al genere degli alcaloidi (detti withanolidi) e di alcune saponine: il suo uso principale è quello di sfruttare il suo potere anti-infiammatorio, ma è altresì famosa per le sue proprietà adattogene, in quanto è in grado di svolgere attività calmanti, sedative, ansiolitiche anti-stress e appunto tonico-energetiche, rendendola particolarmente utile nelle persone che praticano degli sport anche intensi e sugli anziani.
Da sottolineare come l’attività adattogena non è di natura eccitatoria con esaltazione delle catecolamine circolanti, e questo fatto ne consente l’uso anche negli atleti professionisti (pianta ammessa dal CIO).
L’estratto della pianta apporta, inoltre,una buona dose di ferro che ben si correla con l’attività agonistica, in quanto questo ione organico consente un miglioramento dell’ossigenazione del micro e macro-circolo molto utile nel corso di attività sportivo-aerobiche.
L-Carnosina: perché?
La carnosina è un dipeptide composto da due aminoacidi legati insieme: la B-Alanina e la L-Istidina; nota anche anche come B-alanin-L-istidina.
La sua scoperta deve la sua notorietà gli studi compiuti dal biochimico russo Vladimir Sergeevich Gulevich (1867-1933); a questo autore è attribuita anche l’identificazione e l’isolamento di un altro aminoacido importante: la L-carnitina.
Da tempo la L-Carnosina ha suscitato l’interesse dei medici in quanto tale sostanza si ritrova in buona quantità nel tessuto muscolare umano ma anche nei vertebrati, dove svolge attività di regolamento di alcuni processi metabolici legati alla produzione di energia.
Ovviamente, oltre che nei muscoli, la L-Carnosina è stata ritrovata nel cervello, ma la sua attività in questo distretto non è stata ancora completamente inquadrata.
Le fibre muscolari cosiddette bianche contengono più L-Carnosina di quelle rosse e la sua concentrazione può essere stimata in circa 300 mg per ogni etto di tessuto.
Studi scientifici hanno confermato che essa svolge importanti attività antiossidanti, ovvero una sua somministrazione costante risulta in grado di contrastare efficacemente gli effetti negativi dei radicali liberi e o modulare una loro eccessiva formazione: questo fatto implica che la mancanza di radicali endogeni tossici si traduce in un sensibile miglioramento della flessibilità e stabilità delle membrane cellulari; è ovvio che tale attività viene ulteriormente enfatizzata e migliorata se presenti altri principi attivi importanti come le vitamine anti-ossidanti per antonomasia e cioè: la Vit. C, in coppia con la Vit. E e la provitamina A (Betacarotene).
L’azione svolta dalla Vit. B6 di permettere una formazione di membrane cellulari più flessibili e stabili permette a quest’ultime di esprimere una maggior resistenza quando sottoposte all’attacco delle molecole radicaliche, che altrimenti nel tempo potrebbero essere responsabili di un’azione degenerativa nei confronti della membrana stessa.
Alla L–Carnosina è attribuito anche il compito di controllo di mantenere e/o permettere livelli adeguati di calcio nelle cellule del miocardio, esitando, quindi, in un miglioramento della funzionalità cardiaca.
Vit. B6: perché?
La vitamina B6 (piridossina) svolge un ruolo importante per la sintesi dei neurotrasmettitori quali serotonina e noradrenalina, ma è essenziale anche per una corretta formazione della mielina, componente essenziale delle attività neuronali con proprietà isolanti, inoltre, si comporta come cofattore biochimico, garantendo l’esecuzione corretta dei complicati processi metabolici a finalità energetiche, svolgendo un ruolo come moderatore del senso di affaticamento e mancanza di energia.
Qualora si verifichi un limitato apporto di piridossina (Vitamina B6) negli adulti avremmo sicuramente una compromissione della normale funzionalità dei nervi periferici, ma anche ripercussioni sull’apparato tegumentario, le mucose e il sistema circolatorio (cellule del sangue).
La vitamina B6 è facilmente rintracciabile nutrendosi di alimenti come cereali integrali (non raffinati), legumi, verdure a foglia verde ma anche rosse o gialle, carote, spinaci, cicoria, bieta, radicchio, cavoletti di Bruxelles, broccoli e nei tuberi delle patate), latte, uova, fegato, carne, formaggi freschi ma anche stagionati, pesce azzurro e farina non abburattata (integrale; la piridossina è spesso utilizzata in combinazione con altre vitamine B, in formule multivitaminiche o solo componenti del complesso B.
Quando affrontiamo strettamente il campo dell’integrazione Alimentare Sportiva, appare ovvio come sempre più spesso l’assunzione della Vit. B6 venga suggerita fortemente in quanto, insieme ad altri supporti nutrizionali risulti utile per le sue funzioni regolatorie e di stimolo del metabolismo energetico: infatti, agendo come coenzima partecipa al metabolismo e anabolismo di carboidrati, grassi e proteine, ma è necessaria e altresì indispensabile per attivare il rilascio di molecole ad alta energia (ATP), ma anche di mobilitare quelle immagazzinate come tessuto di riserva nei muscoli e nel fegato.
Autore: Dott. Gioacchino di Leo – Chimico Farmaceutico
Ricordiamo infine che se cerchi un produttore conto terzi di Bcaa o altri integratori, i laboratori Biosalts mettono a disposizione il servizio di produzione per grandi e piccoli lotti
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