Ipotiroidismo: sintomi, cause e rimedi naturali
Sono sempre più comuni i disturbi legati alla tiroide, con significative conseguenze sull’organismo. Questo perché la tiroide, situata nella regione anteriore del collo, è una ghiandola in grado di regolare il metabolismo corporeo; lo sviluppo scheletrico e cerebrale, a partire dalla vita fetale; la sintesi proteica; il battito cardiaco; la temperatura; lo sviluppo della cute, dell’apparato pilifero e degli organi genitali. Tutte funzioni che fanno della tiroide un organo di rilevante importanza per la nostra salute. Ecco perché è indispensabile prendersene cura.
Ipotiroidismo: definizione e cause
Quando la tiroide si rivela incapace di sintetizzare una quantità di ormoni (T3 e T4, in particolare) adeguata alle esigenze dell’organismo umano, si può parlare di ipotiroidismo. Si tratta di una patologia che spesso dipende non solo dalla scarsa produttività della tiroide, ma anche dalla resistenza dei tessuti all’azione dei suddetti ormoni. L’ipotiroidismo, insieme all’ipertiroidismo, al gozzo, ai noduli e al cancro alla tiroide, sono tra le malattie più diffuse nella popolazione generale.
Le cause? Molteplici. Si è affetti da ipotiroidismo primitivo se si soffre di malattie autoimmuni della tiroide, o di carenza di iodio, oppure si è stati vittima di una rimozione parziale o totale della ghiandola tiroidea. È di tipo secondario, invece, quando è successivo a un malfunzionamento dell’ipofisi o dell’annesso sistema ormonale ipofisario. Questa irregolarità può dipendere da neoplasie ipofisarie o lesioni della struttura ipofisaria, post-traumatiche, post-aneurisma, post-radioterapia. Se si riscontra, invece, ipotiroidismo terziario, a non funzionare correttamente è l’ipotalamo, altra ghiandola che contribuisce alla regolazione della tiroide. Infine, in caso di trattamento medico errato (come dose eccessiva di farmaci antitiroidei), il rischio è quello di imbattersi in una forma di ipotiroidismo iatrogeno.
I sintomi dell’ipotiroidismo
Sulla base dello stadio evolutivo, i sintomi dell’ipotiroidismo possono variare. Nei primi anni di vita, o comunque nella giovinezza, è possibile osservare gravi e irreversibili alterazioni dello sviluppo corporeo, (come nanismo ipofisario o ritmi di crescita lenti), cerebrale e, in alcuni casi, anche sessuale. Nei soggetti adulti, invece, è più usuale riscontrare:
- Cute secca e capelli sottili, deboli;
- Sopracciglia scarse, bocca semiaperta, lingua ingrossata;
- Intolleranza alle basse temperature. La riduzione della quantità di ormoni tiroidei rallenta il consumo di ossigeno e la termogenesi;
- Debolezza muscolare cronica, dovuta all’effetto negativo dell’ipotiroidismo sulla sintesi proteica;
- Crampi, rigidità e gonfiore articolare;
- Sonnolenza, depressione, deficit di memoria. Questo perché l’ipotiroidismo ha conseguenze anche sul sistema nervoso;
- Costipazione, aumento del peso corporeo, anemia, raucedine;
- Diminuzione dell’udito;
- Flusso mestruale abbondante;
- Bradicardia e vasocostrizione;
- Innalzamento dei livelli di lipoproteine a bassa densità (LDL) e trigliceridi nel siero, con conseguente rischio di malattie coronariche.
Nel caso in cui non si ricorra ad un trattamento adeguato, possono insorgere complicazioni, quali:
- Gozzo;
- Problematiche cardiache (cuore ingrossato, infarto del miocardio, insufficienza cardiaca);
- Neuropatia periferica, risultante dal danneggiamento dei nervi del sistema periferico;
- Mixedema (edema sottocutaneo con accumulo di mucopolisaccaridi nel derma). Tra i sintomi: dolore al petto, ipoglicemia, mancanza di risposta e respirazione rallentata;
- Calo della fertilità o infertilità vera e propria.
Se primitivo, peraltro, l’ipotiroidismo segue un processo lento e graduale, per cui è difficile rendersene conto nell’immediato. Se, però, avvertite stanchezza cronica associata ai sintomi più comuni, rivolgetevi al medico, onde evitare ulteriori peggioramenti.
Come dimagrire con l’ipotiroidismo
Quando si è affetti da ipotiroidismo, è necessario seguire alcune accortezze all’interno del proprio regime alimentare, soprattutto se in presenza di un considerevole aumento del peso corporeo. Vi sono, infatti, cibi da evitare, come la soia, che entra in collisione con l’assorbimento della levotiroxina. Lo stesso si può dire del caffè; alcolici, che possono alterare la produzione e l’azione degli ormoni tiroidei; alimenti processati (torte, biscotti, hot dog); alghe essiccate, che, nonostante siano fonti di iodio, ostacolano il corretto funzionamento della tiroide.
A proposito di iodio. È un minerale essenziale per il corretto funzionamento della ghiandola tiroidea, poiché assorbito sottoforma di ioduro, e, se combinato con l’aminoacido tiroxina, favorisce la sintesi degli ormoni tiroidei. Lo iodio è presente nel nostro organismo in dosi pari a 15-20 mg. Ma l’apporto giornaliero necessario è pari a circa 120 mg. Ecco perché è da assumere anche attraverso l’alimentazione. Tra i cibi consigliati: crostacei, uova, e sale iodato, da consumare con moderazione.
Garantiscono la salute della tiroide anche pesce, carne, cereali, ricchi di selenio. Toccasana anche frutta e verdura. Attenzione, però, agli ortaggi cruciferi: cavoli, broccoli o cavolfiori potrebbero interferire con l’assimilazione dello iodio. Non esagerate, dunque. Una o due porzioni giornaliere fanno più che bene.
Indispensabile lo zinco, nutriente con importanti effetti benefici sugli ormoni tiroidei e, quindi, sul metabolismo del nostro organismo. Ne sono fonti primarie: ostriche, manzo, granchi, carne bianca (maiale, pollo), legumi, semi di zucca, cereali.
Quest’ultimi presentano quantità importanti di fibre, che contribuiscono al buon funzionamento dell’intestino. Riducete, invece, grassi e zuccheri che, in caso di abuso, risultano nocivi anche se non si soffre di ipotiroidismo.
Capitolo latte e latticini. Si tratta di alimenti ricchi di proteine e altre componenti utili al nostro corpo. Ma se da un lato neutralizzano l’acidità gastrica, facilitando l’assorbimento intestinale, dall’altro contengono anche aminoacidi, capaci di rallentarne l’azione. Il suggerimento, quindi, è quello di consumarne con parsimonia.
Integratori per l’ipotiroidismo: i rimedi naturali più efficaci
Se un’alimentazione salutare non basta, è possibile ricorrere a integratori naturali. Tra i più sicuri, dagli spiccati effetti benefici, ricordiamo:
- la forskolina, che stimola la produzione naturale di AMPc necessaria per la trasmissione di informazioni a livello dell’asse ipotalamo-ipofisi. L’estratto di radice in questione fa in modo che la tiroide produca più ormoni tiroidei T3 e T4 tramite il TSH (Thyroid Stimulating Hormone) che interviene come stimolatore quando questi sono insufficienti. Non solo. La forskolina aumenta il metabolismo basale e la lipolisi, bruciando più calorie a riposo;
- i guggulsteroni, che incentivano l’attività della tiroide, incrementando la conversione di T4 in T3, e velocizzando il metabolismo basale di almeno 35 mg al giorno, corrispondente a 1,5 g di estratto di Guggul. Assumere guggulsteroni giornalmente serve anche ad attivare gli enzimi lipolitici, e a controllare la dimensione e il numero degli adipociti. Rappresentano, pertanto, un potente complemento in caso di aumento di peso;
- la L-tirosina, aminoacido della tiroide, che contribuisce alla formazione degli ormoni tiroidei T4 e T3. Il corpo è in grado di sintetizzarla naturalmente, a partire dalla L-fenilalanina. Azione che, però, viene rallentata dal progredire dell’età. Per cui è essenziale integrarne almeno 0,5-1 g al giorno, al mattino (per non avere disturbi del sonno), e a stomaco vuoto, per una migliore biodisponibilità;
- la Garcinia Cambogia, che riequilibra il peso corporeo, e tiene sotto controllo colesterolo, trigliceridi e glicemia. È carica di peptine che, in quanto probiotici, regolano l’assorbimento intestinale di calcio per il benessere scheletrico e muscolare, e di acido idrossicitrico che interviene sulla produzione di ormoni tiroidei. Grazie alle sue proprietà termogeniche, sostiene il metabolismo nell’attività di consumo dei grassi. Controlla anche i processi di lipolisi, mediante i quali si verifica la scissione dei trigliceridi, l’inibizione della sintesi di acidi grassi e la loro trasformazione in energia. Valido sostegno nei confronti della tiroide, la Garcinia ne regola le funzioni. Utile soprattutto in caso di ipotiroidismo.
Figurano, poi, due minerali già citati in precedenza:
- lo iodio. Nel caso in cui la propria dieta è carente di iodio o non basta per averne in quantità sufficienti all’interno del proprio organismo (ogni giorno ne assimiliamo circa 50-70 mg), è doveroso affidarsi a integratori. Come già detto, lo iodio è componente imprescindibile degli ormoni tiroidei T4 e T3. Il numero che segue la T, infatti, ne indica gli atomi. Spesso, per integrarlo, ci si affida al Lugol, soluzione iodio-iodurata sviluppata da Jean Lugol nel XIX secolo. È, inoltre, consigliata l’assunzione contemporanea di miricetina, flavonoide presente naturalmente in frutta e verdura. Se non si superano i 1000 mg al giorno, come raccomandato dall’OMS, l’integrazione di iodio è essenziale e priva di tossicità.
- il selenio, con potente effetto antiossidante, protegge le cellule dai radicali liberi. Agisce, inoltre, in sinergia con la vitamina E, prevendendo l’invecchiamento e preservando i tessuti dalla degenerazione. Stimola il sistema immunitario, e ha funzione antinfiammatoria. Col contributo della vitamina C, protegge l’organismo dalle infezioni e da eventuali disfunzioni cardiocircolatorie. Serve anche a prevenire alcune forme di tumori, come quello alla prostata. Il selenio regola l’attività della tiroide e la protegge. È direttamente coinvolto nella trasformazione dell’ormone T4 in T3, e contrasta gli effetti deleteri di alcuni metalli pesanti (mercurio, cadmio) che potrebbero intossicare l’organismo;
- inoltre, la L-seleniometionina, assicura la massima biodisponibilità ed un ridotto rischio di tossicità. Ideale per un utilizzo nel lungo periodo.
Rivolgersi a un esperto è il primo passo da compiere nei casi più acuti di ipotiroidismo, o se affetti da altre patologie che possono collidere con l’assunzione di integratori. È da chiarire, inoltre, che chi soffre di questo disturbo, può sviluppare ulteriori condizioni autoimmuni come la celiachia, che consiste in un’infiammazione cronica ai danni dell’intestino tenue causata dal glutine, proteina contenuta nel grano e in altri cereali. Non è ancora stato provato il possibile legame tra celiachia e ipotiroidismo. Ma è consigliato tentare di eliminare il glutine dalla propria dieta per constatare un eventuale miglioramento dei sintomi.
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