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L’utilizzo delle piante officinalis in fitoterapia

L’utilizzo delle piante officinalis in fitoterapia

Fitoterapia definizione: “Studio dei principi attivi estratti direttamente da piante ad interesse farmacologico”; essa costituisce di fatto una branca della ricerca medico-scientifica in ambito “naturale”, avvalendosi di specifiche competenze di discipline come la chimica, biologia, farmaco-tossicologia, immunologia e biometria.

La Fitoterapia è una scienza bio-medica che attraverso lo studio dei principi attivi estratti da piante selezionate (dette officinali in quanto già da secoli gli uomini hanno utilizzato la pianta intera o solo parti di essa, a scopo curativo) ne regola e consente un loro corretto utilizzo sia per la prevenzione che l’ottenimento pratico del benessere psichico e fisico di uomini, animali o piante stesse.

Fitoterapia e Fitocomplessi: approfondimento

In quanto branca della ricerca clinica farmacologica moderna, essa non rappresenta una via alternativa alla terapia corrente ma, integra, completa (coadiuva) i complessi meccanismi d’azione dei farmaci tradizionali, seguendone scrupolosamente tutti i più moderni principi chimico-farmaco-tossicologici.
A limite la differenza sostanziale fra le due impostazioni generali è che la prima utilizza principi attivi sintetici, cioè riproducibili in laboratorio e l’altra utilizza il grande laboratorio rappresentato da piante che in questo caso prendono il nome di “piante medicinali”, sfruttandone il loro “fitocomplesso”.

Con il termine fitocomplesso possiamo far riferimento e definire tutto ciò che della pianta ne caratterizza la parte attiva (farmacologicamente parlando) e che serve a identificare la sua particolare specificità clinica e farmacologica.

Al fitocomplesso e non soltanto ai singoli principi attivi isolabili, deve essere attribuita l’azione della droga (cioè la parte della pianta ricca dei principi attivi: semi, foglie, radici, etc).
Tale azione sinergica dei singoli elementi del fitocomplesso sono i veri responsabili delle attività chimico-farmacologiche attese dalle singole piante.

In parole povere è l’intero insieme di principi attivi contenuti appunto in speciali parte delle piante medicinali piuttosto che nel singolo componente anche se ponderalmente e farmacologicamente più espresso, che dovremmo far riferimento quando cerchiamo di spiegarci il meccanismo d’azione di un preparato vegetale.

Molte sono le prove scientifiche di quanto esposto e alcuni esempi ci aiuteranno a capire il reale significato; prendiamo per esempio la Rosa canina: essa è un arbustro spontaneo che trova il suo habitat naturale in boschi di faggi, abeti, pini e le sue bacche rosse edibili contengono fino al 2,5% di vitamina C.
A differenza della sola vitamina C (chimicamente L-acido ascorbico) il “suo fitocomplesso” contiene sì Vit. C ma anche bioflanoidi, tannini, pectine e acidi organici che ne integrano l’azione vitaminica arricchendola nelle proprietà anti-ossidanti e nutrizionali, risultanto a parità di dose, molto più attiva del solo acido L-ascorbico in essa contenuto.
Centella asiatica: pianta spontanea nei luoghi umidi delle zone tropicali e sub-tropicali (India e Madacascar).

La droga, cioè la parte della pianta che contiene i principi attivi -fitocomplesso), è presente nelle parti aeree e nelle foglie (Farmacopea Ufficiale).
I costituenti principali sono: tannini, resine, flavonoidi, saponine (terpeni, olii essenziali, aminoacidi, fitosteroli e polifenoli.

In commercio esistono varie specialità farmaceutiche contenenti solo la frazione triterpenica (saponine) la cui attività globale farmaceutica risulta di gran lunga inferiore se paragonata all’estratto in toto del fitocomplesso.

Ora, quando parleremo e illustreremo le varie piante medicinali utilizzabili in terapia animale e umana sappiamo che faremo riferimento all’intero fitocomplesso e il valore dei singoli principi chimico-farmacologici che li caratterizzano in fitoterapia saranno ascrivibili all’intero complesso dove sono contenuti.

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