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Boswellia serrata

Boswellia serrata

La Boswellia serrata è un albero che cresce spontaneamente in climi tropicali quali l’India, Nord Africa, Medio Oriente: nonostante ciò i suoi estratti sono conosciuti ed utilizzati da tutte le civiltà appartenenti al bacino del mediterraneo da almeno 3500 anni!

Dal punto di vista della sua classificazione vegetale, la pianta è stata descritta dettagliatamente per la prima volta solo nel 1805.

I suoi estratti derivano da incisioni che vengono praticate sulle cortecce dei suoi tronchi da cui scaturisce un olio resina contenente il 16% di un olio essenziale che a sua volta è formato dal 50% di acidi pentaciclici appartenenti a strutture chimiche terpeniche dette acidi boswellici.

Proprietà della Boswellia Serrata

Questi acidi boswellici sono i veri i responsabili delle proprietà terapeutiche della pianta: oggi esistono materie prime sotto forma di estratti contenenti il 65% o il 95% di tali acidi.
La pianta prende anche il nome di albero dell’incenso per l’elevata percentuale di olio essenziale contenuto.

Negli antichi testi di medicina ayurvedica viene raccomandato l’utilizzo di questo incenso e oggi i ricercatori hanno confermato l’utilizzo popolare come potente anti-infiammatorio, paragonabile a quanto ottenibile con i migliori farmaci di sintesi (anti-infiammatori) o all’utilizzo della glucosamina e condroitina solfato (molecole naturali ampiamente utilizzate nei pazienti affetti da osteo-artrite o problematiche simili).

Il meccanismo d’azione degli acidi boswellici è da ascrivere interamente all’inibizione della sintesi dei leucotrieni, mentre sembra non verificarsi nessuna azione anti-prostaglandinica e di inibizione degli enzimi COX 1 e 2.

Gli acidi boswellici sono classificati in alfa, beta, gamma e delta con il più attivo di essi che risulta essere l’acido beta-boswellico che deve necessariamente essere in rapporto di 3:1 con gli altri isomeri (per ottenere una tale rapporto è necessario utilizzare piante effettivamente cresciute nel loro habitat naturale).

Inoltre, l’acido cheto-beta-boswellico svolge azione inibitrice sull’’attività dell’elastasi leucocitaria (enzima endogeno umano), inibendo la sintesi sostanze in grado di scatenare meccanismi pro-infiammatori.

L’azione diretta sulle lipo-ossigenati 5 e 12 in particolare, ha convinto i ricercatori ad analizzare e a dimostrare i potenziali effetti benefici della pianta nel caso di asma bronchiale.

Studi clinici randomizzati e controllati con placebo, hanno dimostrato che estratti contenenti almeno 300 mg dose somministrati per tre volte al dì e per un periodo non inferiore a sei settimane, sono stati in grado di risultare positivi in almeno il 70% dei pazienti trattati, con miglioramento non solo dei sintomi soggettivi accusati, ma con miglioramento oggettivo della malattia asmatica ( come diminuzione degli attacchi asmatici e della dispnea diurna e notturna, sparizione di sintomi fisici e segni come dispnea, rochi, numero di attacchi ed aumento di Fev, Fvc (indici di funzionalita respiratoria) e una riduzione nella conta eosinofila.

Non sono stati ancora ben compresi gli effetti sulla conta linfocitaria: infatti, si è stato osservato che basse quantità di estratti possono aumentare la proliferazione linfocitaria, mentre dosi maggiori inibiscono la stessa.

Gli acidi boswellici migliorano il processo infiammatorio anche attraverso altre vie farmacologiche.
Alcuni autori hanno evidenziato l’inibizione del fattore NF-kB, e una down-regulation (regolazione negativa) di TNF-alpha con conseguente riduzione delle Interleuchine 1,2, 4 e 6 ed Interferon gamma.
Inoltre, gli acidi boswellici, ed in particolare l’acido 11-cheto-beta-boswellico e l’acido acetil-11-cheto-beta-boswellico, sembrano sopprimere la via classica del complemento, inibendo la conversione di C3 in C3a e C3b.

L’utilizzo anche continuato di questi estratti non ha evidenziato particolari problemi tossicologici: in letteratura infatti mancano raccomandazione particolari; anzi a differenza di quanto avviene per altri anti-infiammatori sintetici, steroidei e non steroidei, gli acidi boswellici mostrano attività cicatrizzanti e protettivi dello stomaco e delle mucose per cui possono essere utilizzati anche in pazienti ulcerosi o che soffrano di reflusso gastro-esofageo.

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