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Psicobiotici, cosa sono e perchè funzionano

Psicobiotici, cosa sono e perchè funzionano

Psicobiotica, premessa

Nell’articolo pubblicato relativo al microbiota e all’asse intestino-cervello abbiamo approfondito la conoscenza su quali batteri (intesi fra buoni o eubiotici, o cattivi, disbiotici, e/o solo commensali saprofiti, quindi, innocui dal punto di vista tossicologico, ma utili più in generale), si stabiliscano in maniera acuta, subacuta o cronica nel nostro organismo e a quali conseguenze positive e negative andiamo o possiamo andare incontro.

Oggi, sappiamo che il microbiota intestinale è formato da almeno 100000 miliardi di batteri appartenenti a circa 1000 specie batteriche diverse (è calcolato che ognuno di noi ne può ospitare da 160 a 200), un vero è proprio organo dal peso variabile da 1 a 2 chili! Pari al peso del cervello o del fegato).

Abbiamo anche visto che la provenienza principale di tale massa microscopica ci viene trasmesso “in primis” dalla mamma quando passiamo nel canale del parto (Lattobacilli e Bifidobatteri, su tutti), mentre se andiamo incontro a un parto non naturale (cesareo…), le specie batteriche che si stabiliscono all’interno sono di fatto diverse e questo non è un fatto positivo (meno Bacteroides e Bifidus, eubiotici, e più Clostridium difficile, potenzialmente tossico).

tipo di parto e colonizzazione intestinale

 

Questa prima colonizzazione che avviene al momento della nascita avrà una notevole influenza sull’evoluzione e sulla composizione dell’intero microbiota intestinale che nel tempo si instaurerà in modo più o meno stabile.
Sappiamo, inoltre, che entro i tre anni la flora intestinale, ma anche quella presente in altri distretti come la pelle, gli organi genitali e le mucose esterne, comincerà ad organizzarsi e a crescere fino a raggiungere fra i 25 anni e i 30 anni la sua massima espressione e stabilità (maturità d’organo).

Di lì decadi dopo decadi comincia il declino, e a meno d’interventi integrativi, la popolazione di questi batteri anche se utilissimi per il benessere psico-fisico è destinata a diminuire, avendo sicuramente un ruolo importante nel causare la velocità dell’aging, cioè dell’invecchiamento.

Oggi, ci concentreremo sulla popolazione batterica che riguarda il solo intestino e sul ruolo che il microbiota di questo distretto stabilirà con il cervello (asse cervello-intestino) e a quali influenze, positive o negative, il nostro organismo potrà andare incontro.

Cominciano con il dire che circa 200000 neuroni detti “enterici” sono distribuiti abbastanza omogeneamente in tutto il tratto gastro-intestinale (superiore al quantitativo di neuroni presenti nel midollo spinale) e mentre prima si pensava che il cervello “dirigesse” completamente quest’organo periferico, le ricerche mediche più avanzate ci confermano che la comunicazione fra questi due sistemi non solo è paritetica e bidirezionale, ma che anche autonoma (nel senso che recidendo i contatti con il cervello egemone (in pratica tagliando le diramazioni del nervo Vago), l’intestino continua a funzionare lo stesso normalmente e bene, cioè funzionalmente, giustificando l’espressione di intestino come “secondo cervello”.

Quindi, non solo potremmo parlare di asse cervello-intestino, ma oggi possiamo dire che ci sono specifiche specie batteriche che sono in grado di determinare il nostro comportamento psico-emotivo, persino la nostra personalità e più in generale il nostro benessere fisico e psichico!

Gut Brain Axis, ovvero come il Microbioma comunica e influenza il nostro cervello

I batteri che colonizzano le nostre mucose intestinali instaurano una comunicazione diretta con il nostro cervello, nel senso che sono in grado di ricevere input dai neuroni cerebrali (e questo potevamo anche immaginarlo), più difficile è credere che l’intestino stesso attraverso questa mole di popolazione batterica invii al cervello sostanze in grado di agire come neurotrasmettitori cerebrali ( le parole utilizzate dai neuroni stessi per dialogare fra di loro e scambiarsi messaggi e informazioni-comandi) che hanno origine dal tratto intestinale (serotonina, dopamina, cortisolo e acidi grassi a catena corta) e possono influenzare non solo il nostro benessere fisico e psichico ma anche il livello dei nostri comportamenti (livelli di ansia e depressione, di stress più in generale).

Una volta pensavamo che l’essere più o meno stressati, più ansiosi o più socievoli fosse un fatto relegato all’interazione dei nostri geni, all’educazione ricevuta e all’ambiente dove ci siamo formati o anche alle esperienze vissute…oggi, invece, è ampiamente dimostrato che il comportamento e la personalità che ci contraddistinguono sono anche strettamente in relazione al tipo di batteri che ospitiamo nel nostro microbiota.

Prendiamo per esempio una infezione di toxoplasmosi gondii, parassita unicellulare; se trasmettiamo questo parassita artificialmente a topi, questi svilupperanno, insieme all’infezione, un comportamento non solo diverso dal solito ma addirittura paradossale: infatti, manifesteranno attrazione verso i gatti anche a discapito della loro sicurezza sociale, in quanto tale parassita completa il suo ciclo vitale interamente nell’intestino del gatto.

Ma anche esempi positivi: sempre parlando di topi, quelli in cui si è sviluppato un microbioma idoneo si dimostrano in possesso di comportamenti più prudenti ai fini dell’autoconservazione rispetto a compagni con alterazione della flora enterica, che mostrano atteggiamenti più spavaldi e rischiosi (meno prudenti di fronte a pericoli reali).

Un altro recente studio dell’Università di College Cork, in Irlanda, ha dimostrato come in topi in cui si erano stabiliti in modo cronico alcune specie batteriche (continua presenza nelle loro feci), manifestavano una propensione alla socializzazione fra consimili, rispetto a topi con differenti quantitativi di tali specie batteriche, con conseguente comportamento più solitario e minor tendenza a ricercare la compagnia dei propri congeneri.

Tutto ciò ha portato allo sviluppo di una nuova scienza: la Psicobiotica che appunto s’interessa al modo in cui il microbiota intestinale influenzi direttamente il nostro cervello sia nei comportamenti che nella stessa personalità.

Cosa sono gli psicobiotici?

Per Psicobiotici s’intendono quei ceppi batterici sicuramente in grado di interagire direttamente con il nostro cervello fino a modificarne aspetti anche comportamentali.

Infatti, taluni ceppi batterici, essendo in grado di stimolare direttamente le ghiandole surrenali e conseguentemente la produzione dell’ormone cortisolo e agendo da stimolo su specifiche cellule enteriche, consentono la produzione sempre di origine intestinale di neurotrasmettitori che di fatto raggiungono aree cerebrali specifiche, determinando una diminuzione del grado di infiammazione in atto con riduzione di sintomi di malessere generale che spesso sono responsabili di notevoli cali di energia con veri e propri fenomeni di stanchezza e in generale fino a scatenare fenomeni ansiosi o depressivi.

Nel corso di questi ultimi anni, avanzate ricerche microbiologiche hanno identificato ceppi batterici appartenenti a specifiche specie che in trial rigorosi di controllo hanno determinato risultati di assoluto valore nel migliorare lo stato d’ansia e depressione, di pazienti suddivisi in attivi e trattati con placebo tali da suscitare notevole interesse nella comunità scientifica.

Psicobiotici in commercio, quali scegliere

A titolo di cronaca riportiamo il nome di alcuni di questi batteri utili: Lactobacillus acidophilus, Bifidobacterium bifidum, Lactobacillus helveticus r0052 e rhamnosus R0011, il Bifidobacterium longum R0175 e il Lactobacillus casei ceppo Shirota.

Recenti studi affermano, inoltre, che l’influenza suscitata dai nostri batteri endogeni non si limiti ad intervenire in modo diretto solo sul nostro comportamento psico-emotivo, ma si attivano fino a influenzare le nostre preferenze nell’alimentazione corrente, come la scelta di cibi grassi o dolci, o una certa propensione al bere alcolici.

Nel 2015 ricercatori americani hanno dimostrato in modo rigoroso che la sensazione di fame e sazietà sono direttamente correlate ai bisogni decisi dai nostri batteri intestinali.
Alcuni ricercatori si sono spinti fino a dimostrare che una volta soddisfatti i bisogni alimentari dei nostri batteri, quest’ultimi secernono sostanze che impattano direttamente con il senso di sazietà.
Si aprono così interessanti prospettive relativi alla cura di stati di obesità e al suo legame con una particolare flora batterica intestinale.
Prendiamo ad esempio un fungo/lievito che ben si è adattato nella nostra flora batterica: la Candida albicans.

Esso rappresenta un commensale saprofita che può rivelarsi un pericoloso patogeno quando s’instauri una importante disbiosi (cioè uno stato di alterato equilibrio omeostatico fra tutte le specie presenti, con conseguente crescita anomala del fungo stesso).

Poichè la Candida albicans si sviluppa e si nutre di carboidrati (zuccheri semplici in particolare) nel caso di infezioni causati da questo fungo, egli stesso produrrà sostanze in grado di spingere l’organismo ospite, al consumo di zuccheri, instaurando un vero e proprio circolo vizioso che di fatto rende difficile il controllo normale che esercitiamo sui nostri comportamenti scorretti nella scelta degli alimenti da consumare (abuso di dolci).

Ma come realmente fanno i batteri a manifestare tale forza persuasiva?

  • Questi batteri producono sostanze chimiche attive come le vitamine D e K e acidi grassi a catena corta che attraverso la via sanguigna sono in grado di raggiungere la barriera emato-encefalica, quindi entrare in contatto con il cervello e da qui modulare circuiti specifici;
  • gli stessi batteri sono in grado di interagire con il nostro sistema immunitario (che si trova proprio dietro la mucosa intestinale, in particolare sono state riconosciute le cellule dendritiche come responsabili principali) e interagire con lui attraverso specifiche sostanze prodotte da cellule enteriche favorendone il processo di maturazione ma anche favorendo e indirizzando la risposta immunitaria più idonea a certi tipi di pericoli;
  • i batteri responsabili del microbiota intestinale giocano un ruolo determinante per evitare l’eccessiva permeabilità (intestinale) e garantire l’integrità della mucosa enterica, attraverso la produzione di un particolare muco in grado di impedire l’accesso a elementi patogeni e tossici per l’organismo (xenobiotici);
  • come abbiamo già evidenziato, il sistema nervoso centrale e periferico rappresenta senz’altro un target principale di comunicazione a due vie: infatti, attraverso il nervo Vago (il più lungo dei nervi cranici) alcuni neurotrasmettitori di origine intestinale entrano in contatto con tale struttura inviando una serie di informazioni-comandi in grado di modulare alcune risposte cerebrali importanti.

Alterato stato di omeostasi della flora intestinale e conseguenze sul nostro benessere a 360°.

Come abbiamo già detto un buon funzionamento mentale e uno stato di benessere diffuso e duraturo sono senz’altro ottenibili se abbiamo una flora intestinale in equilibrio omeostatico fra loro.

Nel caso si verificassero alterazioni (perturbazioni) più o meno importanti fra le varie specie presenti, causati per esempio da una imprevista crescita esponenziale di batteri “nocivi” a scapito di specie “eubiotiche”, questi stessi produrranno sostanze tossiche denominate “neurotossine”, responsabili di perturbazioni in grado di manifestarsi sottoforma di cambiamento del funzionamento mentale dell’individuo, generando stress, ansia e depressione ma anche patologie psichiatriche e neurodegenerative.

Inoltre, lo squilibrio del microbiota intestinale avrà un effetto diretto sulla funzionalità del sistema immunitario, potendolo esaurire o sovra stimolarlo, con conseguenze imprevedibili ma sicuramente negative per tutto l’organismo ( ricordiamo che la manifestazione più correlabile a un coinvolgimento dell’attività del sistema immunitario è la diminuzione nella produzione di muco con conseguente alterata permeabilità enterica e passaggio trans-mucosale di macromolecole o proteine estranee, xenobiotici; conseguenze immediate di una anomala attivazione della risposta immunitaria esagerata è la produzione di sostanze infiammatorie e ormoni dello stress).

In questo modo una crescita di batteri nocivi eccessivi possono produrre uno stato infiammatorio o aggravarne uno già esistente, con effetti negativi sul cervello e sulla sua salute mentale, che si riverberanno su tutto lo stato di benessere (equilibrio) dell’organismo in toto.

In sintesi, un corretto stile di vita e alimentare, nonchè un potenziale utilizzo di integratori psicobiotici, può realmente essere utile a rendere più efficiente il nostro sistema immunitario e a regolarizzare al contempo l’umore.

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